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Cos'è il farro: differenze tra le versioni

Da Prometeo Wiki.

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*'''farro grande o spelta''', specie esaploide, con 6 serie di cromosomi(6x7=42 cromosomi totali).
 
*'''farro grande o spelta''', specie esaploide, con 6 serie di cromosomi(6x7=42 cromosomi totali).
  
La '''classificazione''' delle diverse specie è oggi ben definita ed i recenti studi di genetica hanno chiarito con esattezza l'origine dei frumenti in generale e dei farri in particolare e hanno stabilito le relazioni fra le diverse specie, sia spontanee sia coltivate (Salamini ''et al''., 2002; Özkan ''et al''., 2002). Nella '''tabella 1''' è riportata la classificazione ad oggi accettata e condivisa delle specie di ''Triticu''m più diffuse, con le caratteristiche più rilevanti per ciascuna specie.
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La '''classificazione''' delle diverse specie è oggi ben definita ed i recenti studi di genetica hanno chiarito con esattezza l'origine dei frumenti in generale e dei farri in particolare e hanno stabilito le relazioni fra le diverse specie, sia spontanee sia coltivate (Salamini ''et al''., 2002; Özkan ''et al''., 2002). Nella [['''tabella 1''']] è riportata la classificazione ad oggi accettata e condivisa delle specie di ''Triticu''m più diffuse, con le caratteristiche più rilevanti per ciascuna specie.
  
  

Versione delle 14:27, 15 dic 2013

“Farro” (hulled wheat in inglese) è il nome comune con il quale sono chiamati i frumenti vestiti, che differiscono dai più diffusi frumenti nudi (tenero e duro) perché al momento della trebbiatura le cariossidi non si separano dalle glumelle. I frumenti appartengono al genere Triticum all’interno della grande famiglia delle Poaceae (figura 1), caratterizzata da numero cromosomico di base 7 (x=7). Il genere Triticum è il più importante per numero di specie coltivate e per ampiezza di diffusione e di utilizzazione e comprende tutte le specie di farro.


Figura 1. Composizione della famiglia delle Poacaee

I farri sono stati i primi frumenti coltivati dall’uomo ed è possibile far risalire la loro origine a oltre 10 mila anni fa, nella zona della Mezza Luna Fertile (tra Iran, Iraq, Siria e Palestina), che rappresenta il centro di origine primario e il maggior centro di diversificazione per queste specie, delle quali tre in particolare hanno interesse agricolo e la loro coltivazione è giunta fino ai nostri giorni:

  • farro piccolo o monococco, specie diploide, cioè con due serie di cromosomi ((2x7=14 cromosomi totali);
  • farro medio o dicocco, specie tetraploide, con 4 serie di cromosomi (4x7=28 cromosomi totali);
  • farro grande o spelta, specie esaploide, con 6 serie di cromosomi(6x7=42 cromosomi totali).

La classificazione delle diverse specie è oggi ben definita ed i recenti studi di genetica hanno chiarito con esattezza l'origine dei frumenti in generale e dei farri in particolare e hanno stabilito le relazioni fra le diverse specie, sia spontanee sia coltivate (Salamini et al., 2002; Özkan et al., 2002). Nella '''tabella 1''' è riportata la classificazione ad oggi accettata e condivisa delle specie di Triticum più diffuse, con le caratteristiche più rilevanti per ciascuna specie.


CREARE COLLEGAMENTO CON LA TABELLA 1 - TABELLA DELLA CLASSIFICAZIONE GENERE TRITICUM


Le tre specie di farro sono così classificate:

• monococco (Triticum monococcum L. ssp. monococcum, per semplicità in questo sito sarà indicato come T. monococcum);

• dicocco o semplicemente farro (T. turgidum L. ssp. dicoccum Schubler (sinonimo T. dicoccon Schrank), indicato per semplicità come T. dicoccum);

• spelta (T. aestivum L. ssp. spelta, indicato per semplicità come T. spelta).


All’interno di ciascuna specie è possibile individuare diverse popolazioni locali, in particolare negli areali dove la specie si è maggiormente diffusa. Il farro dicocco, il farro per antonomasia, il più coltivato nel bacino del Mediterraneo, presenta un elevato numero di varietà locali, derivanti dall’azione congiunta della selezione naturale e della selezione antropica. Esse differiscono per caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e qualitativi e assumono una loro netta identità, spesso fortemente legata al territorio di origine. Infatti, alcune varietà locali, ad esempio il “farro della Garfagnana” (DA LINKARE AL SITO UFFICIALE DELLA IGP) e il ”farro di Monteleone di Spoleto” (DA LINKARE AL SITO UFFICIALE DELLA DOP), grazie alle loro particolari caratteristiche genetiche e di utilizzazione derivanti dall’ambiente di coltivazione, hanno raggiunto un legame indissolubile con l'ambiente di coltivazione e tutto il sistema produttivo, tale da sostenere la tutela da parte di specifici marchi di protezione della tipicità (IGP il primo e DOP il secondo).

Oriana Porfiri[1]

Note

  1. Testo della nota