Azioni

Evoluzione dei frumenti e origine del farro

Da Prometeo Wiki.

Versione del 29 dic 2013 alle 17:59 di Orianaporfiri (Discussione | contributi)

I cereali, più di qualsiasi altro gruppo di piante coltivate, rappresentano la storia dell’agricoltura e della sua evoluzione. Non è fuori luogo affermare che l’evoluzione dei cereali coincide con l’evoluzione dell’agricoltura a partire dalla loro origine comune, circa 10.000 anni fa. Le forme selvatiche di cereali sicuramente hanno un’origine più lontana, ma le prime forme coltivate risalgono al Neolitico, nella zona di origine dei cereali, la Mezza Luna Fertile (area fra Israele, Libano, Siria, Iraq), quando da pastorale il sistema agricolo diventò stanziale, perché iniziò la coltivazione delle piante e le prime ad essere utilizzate, appunto, furono i cereali. Un aspetto molto importante da sottolineare è che tutte le specie presenti 10.000 anni fa esistono ancora oggi, sia in forma spontanea che coltivata e, a differenza di altre specie di interesse agrario scomparse, è possibile studiarle dal vivo e comprendere con esattezza i processi evolutivi avvenuti in questo lungo periodo e le relazioni fra le diverse specie, frutto di complessi processi naturali di incrocio, mutazione, selezione e azione umana, mirata alla scelta dei tipi più adatti alle proprie esigenze, agronomiche e alimentari.

Figura 2. Relazioni filogenetiche tra frumenti tetraploidi e frumenti esaploidi, dalle forme spontanee alle forme coltivate (modificato da Salamini et al., 2002)


La domesticazione è stato un vero e proprio processo di selezione genetica che, modificando alcuni tratti chiave, ha trasformato piante selvatiche in piante coltivate. Nei cereali la transizione dal selvatico al domesticato ha riguardato essenzialmente tre caratteri principali coinvolti nella facilità di raccolta del prodotto: la resistenza della spiga (la spiga che non si disarticola a maturazione disperdendo il seme è essenziale per poter coltivare e raccogliere il prodotto), la “vestitura” della cariosside (le cariossidi nude sono di immediato utilizzo rispetto a quelle vestite che rimangono unite a glume e glumelle) e la dimensione della cariosside (la cariosside più grande è stata preferita). Il capostipite all’origine di questo lungo e complesso processo, iniziato circa 12.000 anni fa, è il monococco selvatico, dal quale si è originato il monococco coltivato, il primo frumento coltivato (almeno 10.000 anni fa). È per questa ragione che Prometeo ha dato al monococco l’appellativo di ”padre di tutti i frumenti” (LINKARE QUI ALLA PAGINA SPECIFICA DI PROMETEO).

La coltivazione del monococco è stata drasticamente ridotta circa 4.000-5.000 anni fa, durante l’Età del Bronzo, quando l’agricoltore cominciò a selezionare i frumenti tetraploidi, a partire da circa 7.000-9.500 anni fa dal T. dicoccoides (frumento tetraploide con genoma AABB), il progenitore selvatico dei frumenti tetraploidi coltivati (tra i quali dicocco e frumento duro), diffuso ovunque nel bacino del Mediterraneo. In tutta questa area il farro dicocco è stato il frumento vestito più coltivato e utilizzato fino ai tempi moderni. L’origine dei frumenti esaploidi (fra i quali lo spelta e il frumento tenero) è stata più recente, circa 8.000 anni fa. Nella figura 2 sono sintetizzate le relazioni filogenetiche fra i frumenti tetraploidi e quelli esaploidi.


È evidente come, da forme selvatiche, attraverso processi selettivi o incroci interspecifici o intergenerici naturali, siano derivate altre forme selvatiche e le diverse specie coltivate. Nel caso specifico dei frumenti tetraploidi la figura 3 mostra le specie maggiormente diffuse, dalla forma selvatica (T. dicoccoides) con spiga fragile e cariosside vestita, al dicocco coltivato (T. dicoccum) che presenta sempre cariosside vestita, ma la spiga è resistente e non si disarticola a maturazione, fino alla specie “più evoluta” (cronologicamente più recente), il frumento duro (T. durum), che presenta spiga resistente e cariosside nuda.


Figura 3. Frumenti tetraploidi: dalla forma spontanea a spiga fragile alle forme coltivate a spiga resistente (O. Porfiri, 2003)