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Farro monococco: differenze tra le versioni

Da Prometeo Wiki.

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La sua coltivazione è stata quasi abbandonata durante l’Età del Bronzo (4-5000 anni fa), quando l’agricoltore cominciò ad utilizzare altre specie di frumenti, in particolare con cariosside nuda, di più facile utilizzazione e con rese più alte.  
 
La sua coltivazione è stata quasi abbandonata durante l’Età del Bronzo (4-5000 anni fa), quando l’agricoltore cominciò ad utilizzare altre specie di frumenti, in particolare con cariosside nuda, di più facile utilizzazione e con rese più alte.  
  
Il monococco ha un ridotto contenuto in [[glutine]] e di scarsa tenacità: elementi che ne aumentano la digeribilità rispetto ad altri cereali e quindi questo farro è un alimento altamente tollerato anche da soggetti con problemi alimentari. Si ricorda che il monococco, come tutti i frumenti e tutti i farri, non può essere utilizzato dai celiaci, in quanto contiene gliadine, le proteine del [[glutine]] che causano la reazione celiaca.  
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Il monococco ha un ridotto contenuto in [[glutine]] e di scarsa tenacità: elementi che ne aumentano la digeribilità rispetto ad altri cereali e quindi questo [[farro]] è un alimento altamente tollerato anche da soggetti con problemi alimentari. Si ricorda che il monococco, come tutti i frumenti e tutti i farri, non può essere utilizzato dai celiaci, in quanto contiene gliadine, le proteine del [[glutine]] che causano la reazione celiaca.  
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In questa  specie la frazione gliadinica risulta essere doppia rispetto a  quella  delle glutenine.
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Sotto il profilo nutrizionale il monococco è particolarmente ricco in sostanze antiossidanti e bioattive, quali [[luteina]] e carotenoidi, localizzati prevalentemente nel germe e in misura minore nell’endosperma.
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Rispetto allo spelta e al dicocco, il monococco presenta un maggior contenuto in tocoferoli,  soprattutto α-tocoferolo, la forma biologicamente più attiva della vitamina E, nota per il suo elevato potere antiossidante.
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Oltre alle sue eccellenti peculiarità nutrizionali, il monococco è interessante anche sotto il profilo agronomico, perché tollerante alle malattie e agli stress ambientali e adatto a condizioni colturali marginali, alto-collinari e montane.  
 
Oltre alle sue eccellenti peculiarità nutrizionali, il monococco è interessante anche sotto il profilo agronomico, perché tollerante alle malattie e agli stress ambientali e adatto a condizioni colturali marginali, alto-collinari e montane.  

Versione delle 21:06, 17 apr 2014

Scheda di sintesi

Nome scientifico Triticum monococcum L. ssp. monococcum

Nome alternativo Farro piccolo

Spiga di monococco

Il monococco, detto farro piccolo, più semplicemente monococco, è il primo cereale ad essere stato coltivato e utilizzato dall’uomo (parliamo di oltre 10.000 anni fa). É una specie tipicamente mediterranea, molto presente anche in Italia e che, per migliaia di anni, ha costituito la base della dieta delle popolazioni agricole insieme al farro dicocco. Il monococco, per incroci spontanei con altre specie di Triticum, ha dato origine a gran parte dei frumenti oggi conosciuti (dicocco, frumento duro, frumento tenero e altri). Ed è per questo che possiamo, senza dubbio, definirlo “il padre di tutti i frumenti”.

La sua coltivazione è stata quasi abbandonata durante l’Età del Bronzo (4-5000 anni fa), quando l’agricoltore cominciò ad utilizzare altre specie di frumenti, in particolare con cariosside nuda, di più facile utilizzazione e con rese più alte.

Il monococco ha un ridotto contenuto in glutine e di scarsa tenacità: elementi che ne aumentano la digeribilità rispetto ad altri cereali e quindi questo farro è un alimento altamente tollerato anche da soggetti con problemi alimentari. Si ricorda che il monococco, come tutti i frumenti e tutti i farri, non può essere utilizzato dai celiaci, in quanto contiene gliadine, le proteine del glutine che causano la reazione celiaca. In questa specie la frazione gliadinica risulta essere doppia rispetto a quella delle glutenine.

Sotto il profilo nutrizionale il monococco è particolarmente ricco in sostanze antiossidanti e bioattive, quali luteina e carotenoidi, localizzati prevalentemente nel germe e in misura minore nell’endosperma. Rispetto allo spelta e al dicocco, il monococco presenta un maggior contenuto in tocoferoli, soprattutto α-tocoferolo, la forma biologicamente più attiva della vitamina E, nota per il suo elevato potere antiossidante.


Oltre alle sue eccellenti peculiarità nutrizionali, il monococco è interessante anche sotto il profilo agronomico, perché tollerante alle malattie e agli stress ambientali e adatto a condizioni colturali marginali, alto-collinari e montane. La sua rusticità, le ridotte esigenze nutrizionali e la sua ampia adattabilità ambientale lo propongono come un cereale particolarmente indicato per sistemi agricoli biologici e a basso impatto ambientale.

Oggi, grazie all’impegno di Prometeo iniziato nel 2006 con la varietà MonLis, il monococco è ritornato di nuovo ad essere coltivato nei nostri campi.