Intervista al nostro Massimo Fiorani, intervenuto nella trasmissione "A Conti Fatti", programma realizzato dalla redazione di economiacristiana.it e trasmesso da Radio Vaticana Italia.
Quando abbiamo iniziato il farro era poco conosciuto, diciamo che era dimenticato, quindi siamo stati sempre costretti ad andare con il seme dall'agricoltore, per farlo coltivare. Nel tempo abbiamo sviluppato e perfezionato questa filiera. Noi siamo anche azienda sementiera, produciamo il seme lo consegniamo agli agricoltori e tramite contratto di coltivazione ci impegniamo a ritirare il prodotto e ovviamente l'agricoltore si impegna a conferirlo. Facciamo un contratto già con un prezzo fissato al momento della stipula, quindi prima della semina, e quel prezzo rimarrà anche al momento del raccolto, così non ci sono fluttuazioni di mercato; inoltre negli anni cerchiamo di mantenerlo mediamente costante, non ci sono grosse oscillazioni tra un anno e l'altro.
Il farro è un piccolo mercato, è una nicchia, specialmente se confrontata con i grossi volumi di scambio che ci possono essere sul grano o altri cereali. Questo ci ha permesso di creare una filiera così rispettosa dei vari passaggi, perché non è sempre detto che una filiera corta possa essere poi competitiva in un mercato globale. È una filiera dove c'è un maggior rispetto tra i vari operatori, quindi tra il produttore agricolo che deve fare il proprio mestiere e deve avere le proprie certezze di vendita del prodotto che coltiva in un periodo così lungo, perché se si semina in ottobre e si raccoglie a luglio. Allo stesso tempo al trasformatore da delle certezze di acquisto del prodotto.
Certo, nella maniera più opportuna in modo che si evitino le speculazioni in questi passaggi.
Sono convinto che sia la strada giusta, anche perché noi operiamo nel mercato dell'agricoltura biologica e a volte bisogna inserire anche un qualcosa di più innovativo. Avere un maggior rispetto tra i vari operatori lo ritengo molto importante. Certamente, più si arriva verso il fondo della filiera, quindi dove c'è la parte commerciale, la parte di distribuzione e più è difficile far capire questo, ma sono convinto che ci possiamo arrivare. Il nostro è un mercato molto piccolo, ma può in qualche modo iniziare a innescare qualche cambiamento.